Cellule del sistema immunitario

 

Le cellule dell’immunità innata e adattativa che svolgono funzioni specializzate sono i fagociti, le cellule dendritiche, i linfociti antigene-specifici e diverse altre popolazioni di leucociti che hanno il compito di eliminare gli antigeni. Queste cellule derivano tutte dalle cellule staminali ematopoietiche che differenziano in linee cellulari diverse. Le cellule del sistema immunitario vengono classificate come:

-        Mieloidià includono i fagociti e la maggior parte delle cellule dendritiche.

-        Linfoidià includono tutti i linfociti.

Le diverse popolazioni delle cellule del sistema immunitario vengono identificate sulla base dell’espressione di varie proteine di membrana. La maggior parte dei linfociti T Helper esprime una proteina di membrana denominata CD4, mentre la maggior parte dei linfociti T Citotossici esprime una proteina di membrana denominata CD8.

Fagociti

I neutrofili e i macrofagi sono cellule la cui funzione primaria è quella di ingerire ed eliminare i microrganismi e rimuovere i tessuti danneggiati. Le risposte funzionali dei fagociti nella difesa dell’ospite avvengono in tappe successive: reclutamento delle cellule ai siti di infezione, riconoscimento e attivazione da parte dei microbi, ingestione e uccisione dei microbi mediante il processo di fagocitosi. La risposta dei neutrofili è più rapida e la vita di queste cellule più breve, mentre i monociti, che diventano macrofagi nei tessuti, possono vivere per periodi più lunghi e la loro risposta può durare nel tempo. I neutrofili sono la popolazione più abbondante di globuli bianchi che circola nel sangue e sono le principali cellule coinvolte nelle reazioni di infiammazione acuta. I neutrofili vengono anche chiamati leucociti polimorfonucleati. Il citoplasma contiene due tipi di granuli associati alle membrane:

-        Granuli specificià contengono enzimi come il lisozima, la collagenasi[1] e l’elastasi[2].

-        Granuli azzurrofilià contengono enzimi e sostanze microbicide, quali le defensine e le catelicidine.

La produzione dei neutrofili è stimolata da una citochina chiamata fattore di stimolazione delle colonie dei granulociti (G-CSF) e dal fattore di stimolazione delle colonie dei granulociti e dei macrofagi (GM-CSF). La funzione principale dei neutrofili è quella di fagocitare i microrganismi, specialmente i microrganismi opsonizzati e i prodotti di cellule necrotiche che vengono poi degradati nei fagolisosomi.

MONOCITI CLASSICI

MONOCITI NON CLASSICI

Elevato CD14

Basso CD14

Assenza CD16

Elevato CD16

Recettore chemochine CCR2

Recettore chemochine CX3CR1

Il sistema dei fagociti mononucleati è costituito da cellule circolanti chiamate monociti, che diventano macrofagi quando migrano nei tessuti e i macrofagi residenti nei tessuti, che derivano principalmente da precursori ematopoietici presenti nella vita fetale. Le cellule monocito-macrofagiche derivano da precursori nel midollo osseo e si differenziano in risposta a una citochina chiamata fattore di stimolazione delle colonie dei monociti (M-CSF). Questi precursori maturano dando origine ai monociti, che entrano e circolano nel sangue, per poi migrare nei tessuti dove maturano in macrofagi, un fenomeno che avviene soprattutto in corso di reazioni infiammatorie. I monociti sono eterogeni e possono essere distinti grazie alla presenza di marcatori cellulari di superficie e alle loro funzioni, ma non per la morfologia. I monociti più numerosi, chiamati monociti classici o infiammatori, producono mediatori infiammatori, sono fagocitici e sono reclutati rapidamente nei siti di infezione. Nell’uomo questi monociti possono essere identificati sulla base di un’espressione elevata del marcatore di membrane CD14, la mancanza di espressione di CD16 e l’espressione del recettore per le chemochine CCR2. Il secondo tipo di monociti circolanti denominato monociti non classici migrano nei tessuti dopo l’infezione o un danno e contribuiscono ai processi di riparazione tissutale. I monociti non classici rappresentano una minoranza dei monociti circolanti e si possono identificare sulla base di bassi livelli di espressione di CD14 e elevata espressione di CD16 e del recettore per le chemochine CX3CR1.

I macrofagi tissutali svolgono funzioni importanti nelle risposte innate e adattative:

-        La funzione principale è la difesa dell’organismo attraverso l’ingestione e l’uccisione dei microbi mediante il processo di fagocitosi.

-        Possono ingerire cellule necrotiche che sono andate incontro a morte nei tessuti in seguito a un danno provocato da tossine, traumi o mancato apporto di sangue, oltre ai neutrofili che si accumulano e muoiono nei siti di infezione.

-        In risposta all’attivazione da parte di sostanze microbiche secernono numerose citochine, che agiscono sulle cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni, per incrementare il reclutamento di un maggior numero di monociti e di altri leucociti dal sangue nei siti di flogosi.

-        Agiscono come APC, cioè sono in grado di processare e presentare frammenti di antigeni proteici ai linfociti T inducendone l’attivazione.

-        Contribuiscono alla riparazione dei tessuti danneggiati stimolando la crescita di nuovi vasi sanguigni e la sintesi della matrice extracellulare ricca di collagene.

I macrofagi sono attivati funzionalmente in seguito al riconoscimento di svariate strutture microbiche e di molecole prodotte dall’ospite in risposta alle infezioni e a danni tissutali. Queste molecole attivatorie si legano a recettori specifici localizzati sulla superficie dei macrofagi o al loro interno, attivando cascate di trasduzione del segnale. Esempi di questi recettori sono quelli denominati Toll-like (TLR). I macrofagi si possono attivare anche quando i ricettori di membrana legano le opsonine presenti sulla membrana dei microrganismi. Le opsonine sono sostanze in grado di rivestire particelle e di promuovere la fagocitosi. I macrofagi possono acquisire capacità funzionali distinte a seconda degli stimoli a cui sono esposti. Alcune citochine attivano i macrofagi a uccidere i microbi in maniera più efficiente e questo processo viene detto attivazione classica, e queste cellule sono denominate macrofagi M1. Altre citochine attivano i macrofagi a favorire il rimodellamento e la riparazione tissutale e questo processo viene detto attivazione alternativa e queste cellule sono denominate macrofagi M2.

Mastociti, basofili ed eosinofili

I mastociti, i basofili e gli eosinofili sono tre tipi cellulari che partecipano sia alle risposte innate sia a quelle adattative. I mastociti sono cellule di origine midollare localizzate nella cute e negli epiteli delle mucose che in seguito ad attivazione rilasciano mediatori infiammatori molto potenti che ci proteggono nei confronti di infezioni parassitarie, e possono causare i sintomi delle malattie allergiche. La citochina denominata fattore delle cellule staminali (SCF) è essenziale per lo sviluppo dei mastociti. Il loro citoplasma presenta numerosi granuli legati alla membrana che contengono mediatori dell’infiammazione quali l’istamina e i proteoglicani. Il rilascio di istamina e di altri mediatori promuovono cambiamenti a livello dei vasi sanguigni che causano l’infiammazione. I mastociti esprimono recettori caratterizzati da un’elevata affinità per gli anticorpi IgE. Il legame di un antigene con gli anticorpi provoca l’attivazione della cellula e l’attivazione dei mastociti. I basofili sono granulociti del sangue caratterizzati da analogie strutturali e funzionali con i mastociti. I basofili derivano da precursori ematopoietici, maturano nel midollo osseo e circolano nel sangue. Gli eosinofili sono granulociti dotati di granuli citoplasmatici contenenti enzimi in grado di danneggiare la parete cellulare dei parassiti, ma che possono danneggiare anche i tessuti dell’ospite. Gli eosinofili derivano dal midollo osseo e circolano nel sangue dove possono essere reclutati nei tessuti. La citochina GM-CSF, l’IL-3 e l’IL-5 promuovono la maturazione degli eosinofili dai precursori mieloidi.

Cellule dendritiche

Sono sia cellule residenti nei tessuti sia circolanti che percepiscono la presenza dei microrganismi e iniziano reazioni di immunità innata e presentano peptidi microbici ai linfociti T per generare una risposta immunitaria adattativa. Le cellule dendritiche esprimono i TLR e altri recettori che riconoscono molecole microbiche. Il riconoscimento di microbi causa la secrezione di citochine che reclutano e attivano cellule dell’immunità innata nei siti di infezione. Le cellule dendritiche sono estremamente efficienti nel captare e degradare antigeni microbici di natura proteica, ed esporre frammenti di questi antigeni sulle membrane per il riconoscimento da parte dei linfociti T. La maturazione delle cellule dendritiche necessita di una citochina chiamata ligando di Flt3, che lega il recettore tirosin-chinasico Flt3, presente nei precursori midollari. Le cellule di Langerhans, un tipo di cellule dendritiche presente nell’epitelio della cute, si sviluppa da precursori embrionali del sacco vitellino e del fegato fetale precocemente durante lo sviluppo e colonizzano la cute prima della nascita. Tutte le cellule dendritiche esprimono molecole MHC 1 e MHC 2 che sono essenziali per la presentazione degli antigeni rispettivamente ai linfociti T CD8+ e CD4+. Esistono due popolazioni principali di cellule dendritiche:

-        Cellule dendritiche classicheà  sono il principale tipo di cellule dendritiche coinvolte nella captazione di antigeni microbici di natura proteica che vengono presentati ai linfociti T. Le cellule dendritiche classiche possono essere divise in due popolazioni principali. Nell’uomo la popolazione più numerosa può essere identificata per l’elevata espressione di BDCA-1/CD1c e dal fattore trascrizionale IRF4. Questa popolazione è la più potente nell’attivazione delle risposte dei linfociti T CD4+. L’altra popolazione, identificabile nell’uomo per l’espressione di BDCA-3 e dell’integrina CD103 e del fattore di trascrizione IRF8 è specializzata nella presentazione degli antigeni ai linfociti T CD8+.

Popolazione 1

Popolazione 2

Elevata espressione di BDCA-1

Elevata espressione di BDCA-3

Integrina CD1c

Integrina CD103

Fattore di trascrizione IRF4

Fattore di trascrizione IRF8

Presentazione egli antigeni a linfociti T CD4+

Presentazione egli antigeni a linfociti T CD8+

-        Cellule dendritiche plasmacitoidià producono la citochina antivirale interferone (IFN) di tipo 1 in risposta ai virus e possono catturare i microrganismi presenti nel sangue, trasportare i loro antigeni alla milza e presentarli ai linfociti T.

Un ulteriore popolazione di cellule, denominate cellule dendritiche follicolari sono coinvolte nell’attivazione dei linfociti B negli organi linfoidi.

Linfociti

I linfociti, le cellule effettrici dell’immunità adattativa, sono le uniche cellule che esprimono in modo clonale i recettori per l’antigene, ognuno con una diversa specificità antigenica. Ogni clone di linfociti T e B esprime recettori per l’antigene che è differente dalle specificità dei recettori presenti su tutti gli altri cloni. I linfociti T originano dalle cellule staminali presenti nel midollo osseo. I linfociti naïve che maturano nel midollo osseo o nel timo migrano negli organi linfoidi secondari, dove vengono attivati dagli antigeni e indotti a proliferare e a differenziarsi in cellule effettrici e della memoria. I linfociti naïve sono quiescenti da un punto di vista funzionale; in seguito all’attivazione da parte di un antigene, essi proliferano e subiscono una serie di cambiamenti radicali nel fenotipo e nell’attività funzionale. L’attivazione dei linfociti naïve avviene attraverso fasi successive e inizia con la sintesi di nuove proteine, come le citochine e i loro recettori che sono necessarie per molti dei cambiamenti che avverranno successivamente. I linfociti proliferano per aumentare il numero dei cloni specifici per l’antigene in un processo detto espansione clonale. La rapida espansione clonale dei linfociti specifici per l’antigene è necessaria per fronteggiare la capacità dei microbi di proliferare velocemente. Contemporaneamente alla proliferazione, i linfociti stimolati dall’antigene si differenziano in cellule effettrici capaci di eliminare l’antigene. Un’altra progenie di linfociti B e T attivati si differenzia in cellule della memoria. Sia i linfociti naïve sia quelli della memoria sono chiamati linfociti quiescenti perché non proliferano e non svolgono funzioni effettrici. Prima di essere stimolati, i linfociti naïve sono in uno stato quiescente o stadio G0 del ciclo cellulare. In seguito a stimolazione, passano allo stadio G1 per poi dividersi. L’importanza dell’espressione del recettore per l’antigene per la sopravvivenza del pool di linfociti naïve negli organi linfoidi secondari è stata dimostrata in studi condotti su topi. Anche le citochine, i cui recettori sono espressi dai linfociti T e B naïve, sono indispensabili per la sopravvivenza di queste cellule. Le più importanti sono l’IL-7, che permette la sopravvivenza e anche una lenta replicazione dei linfociti T naïve, e il fattore di attivazione dei linfociti B (BAFF), una citochina appartenente alla famiglia del fattore di necrosi tumorale (TNF), necessaria per la sopravvivenza dei linfociti B naïve. I linfociti T effettori comprendono i linfociti T Helper CD4+ e i CTL CD8+, mentre i linfociti B effettori sono cellule che producono anticorpi, principalmente le plasmacellule. I linfociti T Helper attivano i linfociti B, i macrofagi, le cellule dendritiche mediante molecole di membrana, quali il ligando del CD40. Le cellule effettrici, sia CD4+ sia CD8+, esprimono sulla loro membrana plasmatica molecole che indicano la loro recente attivazione. Le cellule della memoria sono generate durante le infezioni, ma possono sopravvivere in uno stato di quiescenza o replicarsi molto lentamente per molti anni anche dopo che il microrganismo è stato eliminato. I linfociti T della memoria esprimono livelli elevati del recettore per l’IL-7. La frequenza delle cellule della memoria aumenta con l’età perché gli individui sono continuamente esposti ai microrganismi ambientali.

Cellule Natural Killer e cellule linfoidi innate

Il sistema dell’immunità innata comprende numerose popolazioni di cellule di origine midollare, correlate dal punto di vista dello sviluppo; esse presentano morfologia e funzioni effettrici simili a quelle dei linfociti T, ma non esprimono il recettore per l’antigene caratteristico dei linfociti T. Le cellule Natural Killer hanno funzioni effettrici citotossiche. Le cellule linfoidi innate (ILC) che secernono citochine hanno funzioni simili ai linfociti T CD4+ Helper. Le cellule linfoidi innate possono essere raggruppate in tre popolazioni principali sulla base delle citochine che secernono. Le ILC sono rare nel sangue e sono presenti in maggior numero nei tessuti, specialmente nelle mucose di organi quali i polmoni e l’intestino.



[1] Enzimi che tagliano i legami peptidici presenti nel collagene.

[2] Enzimi in grado di scindere l’elastina.

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